giovedì 13 settembre 2007

1390 FIRME PER LA CANDIDATURA DI EMILIANO

Presentata ieri pomeriggio la candidatura ufficiale del sindaco di Bari alla presidenza del Pd regionale.
Prossimo appuntamento il 22 settembre per la presentazione delle liste collegate ai candidati. Poi il via alla campagna elettorale
Dopo quella del sottosegretario alla Salute, Antonio Gaglione, sostenuto dal Ministro Bindi, è stata presentata nel pomeriggio di ieri, ultimo giorno utile, anche la candidatura ufficiale del veltroniano Michele Emiliano alla segreteria regionale del Partito Democratico nella sede pugliese dei Ds. 1390 le firme dei cittadini pugliesi che lo sostengono (“solo una piccola parte dei moltissimi uomini e donne che lo sostengono”, ci viene riferito dai componenti del suo staff). All’appuntamento della consegna delle sottoscrizioni, però, il primo cittadino è mancato all’ultimo momento, evidentemente per altri impegni. Questa mattina si insedia anche l’ufficio tecnico amministrativo (uta) regionale che ha il compito di vigilare sul corretto funzionamento delle elezioni primarie, ormai uno scontro a due tra Gaglione ed Emiliano, dopo il ritiro di Amati prima e di Minervini poi. Prossima scadenza, prima del 14 ottobre, la presentazione delle liste collegate ai candidati il 22 settembre. Di seguito pubblichiamo la dichiarazione di intenti di Michele Emiliano, presentata ai sensi del comma II art. 13 del Regolamento quadro per l’elezione delle assemblee costituenti il Partito Democratico.

LE RAGIONI FONDANTI DEL PARTITO DEMOCRATICO
Il partito democratico nasce per favorire un processo riformatore che in Italia è bloccato da anni.“Il Partito democratico - come ha detto Veltroni - è il partito dell’innovazione, del cambiamento realistico e radicale, della sfida ai conservatorismi, di destra e di sinistra, che paralizzano il nostro Paese.” Un partito quindi non moderato, e tanto meno conservatore, quanto piuttosto proteso a sostenere i profondi cambiamenti economici e sociali con un diffuso intervento riformatore. Ma un partito che si prefigge di dispiegare una azione così pervasiva ed ambiziosa non si “inventa, né si improvvisa”. Infatti il partito democratico possiede una profonda aspirazione cioè quella di riunire tradizioni e culture politiche che hanno fatto la storia del Paese ma anche persone, cittadini, individui che, a partire da un profondo desiderio di cambiamento dell’Italia e del mondo, concepiscono e declinano una nuova tavola di valori, delle priorità e persino delle forme organizzative con cui realizzarle. Sull’eredità di quelle grandi storie politiche, culturali, umane che hanno combattuto il nazifascismo, restituendo la libertà agli italiani, di quelle donne e di quegli uomini che hanno pagato con il carcere e con la propria vita il sogno di dare ad altri la libertà perduta, si innesta l’esigenza di rinnovare la politica con strumenti nuovi di vera e reale partecipazione. Una forza del cambiamento, libera da ideologismi, libera dall'obbligo di apparire, di volta in volta, moderata o estremista per legittimare o cancellare la propria storia. Insieme lavoreremo non alla formazione di un nuovo partito, non ce ne sarebbe stato bisogno, quanto piuttosto alla nascita di un partito “nuovo”,con l’obiettivo prioritario di restituire alla politica la dignità che merita, la gioia del servire con gratuità, l’emozione di prendere grandi o piccole decisioni allentando la morsa degli interessi privati, attraverso lo studio, la discussione, l’esame ed il riesame, pianificando le azioni. Un partito aperto che si propone di conquistare, perché vuole e ne ha bisogno, tutti coloro che credono nei valori dell’uguaglianza, dell'innovazione, del talento, del merito, delle pari opportunità e dell’inclusione sociale. Tutti quei cittadini che nelle imprese, negli uffici e nelle fabbriche dove lavorano, nelle scuole dove insegnano e dove studiano, sentono di voler dare una speranza di futuro per loro e per i loro figli. Quelli che si impegnano nel volontariato, che fanno vivere esperienze quotidiane e concrete di solidarietà. Il Partito dovrà essere radicato sul territorio ed avere un carattere aperto e popolare e tali caratteristiche dovranno manifestarsi sia nel momento della scelta dei dirigenti, sia, anche, nella formazione delle decisioni programmatiche e nella stessa struttura interna. La logica piramidale delle organizzazioni partitiche ha determinato, pur nella generosità di tanti militanti, una profonda crisi di partecipazione dei cittadini alla vita interna dei partiti, rendendoli quasi un corpo estraneo. Né la moltiplicazione correntizia, sempre più accentuata nel tempo, ha mai messo in discussione questo meccanismo. E’ ormai del tutto evidente che quel modello non regge più di fronte alle trasformazioni sociali, produce, quasi di necessità, oligarchie sempre più rissose e improduttive, e restringe l’area della partecipazione. Il coraggio e la lungimiranza con cui si è dato l’avvio alla formazione del PD dovranno essere i caratteri anche del lavoro dei Costituenti regionali. Non è più immaginabile un partito pedagogico in una società dominata dalla flessibilità del modello produttivo e dalla frammentazione sociale. La cittadinanza politica si attiva in una pluralità di sfere pubbliche, si nutre di esperienze dirette, ma anche di media e di tecnologie; vuole contare e decidere, spesso si manifesta nell’ambito associativo, ma collide con l’attuale forma-partito. Perciò il nostro impegno dovrà essere quello di costruire una organizzazione che recepisca il più possibile, nelle sue strutture, la diversificata articolazione sociale, e la differenziazione, a volte contraddittoria, delle domande e dei bisogni, riuscendo a produrre proposte e sintesi magari momentanee, ma frutto di conoscenza e condivisione. Anche l’esperienza della Primavera Pugliese, che non è affatto antipolitica quanto piuttosto il trionfo della politica partecipata, ha dimostrato come la società civile, se adeguatamente sollecitata, è in grado di esprimere una soggettività politica diffusa ed anche di risvegliare l’attenzione dell’opinione pubblica sul governo del bene comune. Il processo messo in moto con le regole sulla elezione dei segretari e delle assemblee costituenti rappresenta una occasione formidabile di innovazione della metodologia politica e della pratica partitica. L’alternanza di donne e uomini nelle liste garantisce anche un rinnovamento della classe dirigente, certo non automatico, ma rivolto verso prospettive di lungo periodo, verso il futuro in mano alle nuove generazioni. L’alternanza di genere non è la divisione di quote di potere ma il tentativo di attuare compiutamente la democrazia. Promette inoltre, insieme ad altre regole costitutive del Partito, di non rimuovere, ma affrontare con misura il problema della personalizzazione nella vita politica, che va contrastata adottando forme della discussione, della partecipazione e della comunicazione nuove. Tutto ciò rappresenta la premessa per la realizzazione di un grande luogo di incontro e di confronto, di analisi e di condivisione programmatica per costruire insieme un progetto per il futuro. Senza un patto generazionale, senza un rinnovato patto con le imprese, senza sviluppo, senza crescita, senza passione per il lavoro, senza capacità imprenditoriale non c’è futuro. La più grande risorsa che abbiamo sono le persone, le loro intelligenze. Il partito nuovo dovrà porre al centro dell’agenda politica un patto tra generazioni per costruire una possibilità di futuro per i giovani, la grande risorsa che la nostra regione è costretta ad esportare: emigrati se riescono ad andare via, poveri se provano a restare. Non possiamo più accettare che per loro sia un sogno avere un lavoro che consenta di progettare il futuro, di sposarsi o di comprare una casa. Ma non possiamo più permettere che i nostri giovani talenti accedano alle università attraverso sistemi di selezione che sostituiscono al merito trucchi illegali. Dobbiamo chiedere alle istituzioni universitarie un nuovo rigore per cui abbiamo già atteso troppo. I giovani non dovranno più essere esuberi o scarti di meccanismi di potere che ostacolano la crescita e lo sviluppo economico a dispetto di tante invocate esigenze di innovazione. Proprio l’innovazione dovrà essere il paradigma della nuova politica che vogliamo costruire anche nella relazione con le tante articolazioni della società civile, il mondo delle professione e il sistema delle imprese. Dobbiamo saper costruire con loro opportunità e certezze che possano attivare fiducia ed ottimismo non solo per rigenerare le nostre città, ricucendo le tante periferie dei nostri centri urbani ma anche come volano di sviluppo economico in relazione alle diverse vocazioni produttive della nostra terra. Il rigore sulla tutela della sicurezza non dovrà prestarsi alle emergenze del momento ma guardare ad una efficienza repressiva non disgiunta da una lunga opera di prevenzione e di inclusione sociale. L’intera grammatica dei diritti e della loro effettività dovrà essere declinata per garantire la qualità della vita e la tutela della salute dei cittadini e delle cittadine ed in particolare dei più deboli e meno abbienti, dei bambini e degli anziani con una sanità sempre più di prossimità all’utenza e scevra da inefficienze e da condizionamenti burocratici. Costruire una rete di servizi nuovi per le persone e le famiglie, di azioni positive e sinergiche tra soggetti istituzionali e non, e di servizi socio-sanitari integrati articolati sul territorio. L’altra grande risorsa è il nostro patrimonio ambientale. Oggi, il territorio pugliese si presenta come una grande opportunità di sviluppo per la straordinaria qualità paesaggistica e culturale. Solo mettendo in sinergia le potenzialità produttive dell’agricoltura, non riducendola ad un ruolo residuale e le esigenze di un settore trainante con il turismo, con grande attenzione al rispetto e alla tutela del patrimonio culturale e ambientale, la nostra regione potrà competere sui mercati internazionali, attestandosi come un modello di sviluppo sostenibile nel bacino del mediterraneo. A partire dalla sua dotazione infrastrutturale, dalla ambizione a diventare piattaforma logistica e dalla vocazione transfrontaliera, la Puglia dovrà trasformarsi da terra di frontiera a regione di cerniera e luogo di incontro e di contaminazione della forza dinamica sprigionata dalle sue reti, dai nuovi sistemi di impresa, dai centri di studio e dalle sue punte di eccellenza, dai parchi scientifici. Tutto ciò dovrà innervarsi in una tradizione ancor forte e popolare. Questa specificità e ricchezza della Puglia richiede la costruzione di un partito autenticamente federale che sappia coinvolgere le esperienze culturali, politiche ed associative che qui, nella terra di Di Vittorio ed Aldo Moro, hanno saputo svilupparsi ed intrecciarsi e contaminarsi già nella Primavera pugliese.
Michele Emiliano

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